Nella prima parte dell’intervista abbiamo conosciuto meglio Enzo Carella, Founder White & Partners – CEO Life Resorts | Private Collection. Dopo averci raccontato dell’iniziativa di cui si è fatto promotore, a difesa della filiera integrata del turismo, cerchiamo ora di capire il suo punto di vista sulle associazioni di categoria, sul loro operato e su cosa fare per migliorare la situazione.
Parliamo di associazioni di categoria. A suo giudizio, la reazione a questo periodo di crisi è stata adeguata? Dove risiede il problema e cosa si dovrebbe fare per migliorare?
Penso che il Turismo italiano abbia bisogno di una rappresentanza molto qualificata sia in seno alle Istituzioni che in seno alle associazioni di categoria.
La partita si gioca anche in Europa e molti nostri rappresentanti non parlano nenache un inglese fluente…
È evidente che le Istituzioni hanno sottovalutato l’impatto sull’intera economia derivante dal calo dei flussi Turistici nel nostro paese. La mancanza di dati certificati in merito al contributo reale della nostra Industry ha fatto il resto…ma questa non è una mancanza da attribuire solo alle Istituzioni.
Il comparto dovrebbe dotarsi di strumenti di analisi propri per offrire informazioni certe e una visione degli andamenti.Esattamente come avviene in altri settori merceologici.
La macchina politica a dire il vero si è attivata presto e con discreta predisposizione all’ascolto, ma sinceramente abbiamo riscontrato una volta di più l’incapacità di comprendere le meccaniche che governano l’Ecosistema Turismo. La classe dirigente si è dimostrata impreparata nel governare sia le politiche di ristoro che le meccaniche legate alla pianificazione della ripartenza.
Le associazioni di categoria per canto loro hanno provato a giocare un ruolo di raccordo, rappresentando troppo spesso piccoli interessi specifici anziché reclamare la forza dell’intera Industry.
Reclamare Ristori era fondamentale per garantire la dignità di tutti i lavoratori del comparto, ma non poteva essere l’unico obiettivo dell’interlocuzione.
Troppo spesso abbiamo offerto il fianco alla critica con richieste arrivate alla spicciolata, con interessi troppo corporativistici e con una mancanza di unitarietà negli obiettivi. Tutti elementi che hanno finito per confondere anziché chiarire. Sinceramente il risultato è stato purtroppo inferiore all’impegno profuso.
È una rappresentanza della base che si fonda su modelli ormai passati, su una rappresentazione delle urgenze tattiche del momento, senza alcuno slancio progettuale, senza un’offerta strategica e di comunicazione relativa al nostro comparto.
L’approccio secondo me (e secondo molti) va interamente ripensato per dare ampio spazio alle capacità progettuali e strategiche che il nostro ambito sa esprimere.
Disponiamo di professionalità di eccellenza, ed è auspicabile che possano offrire il proprio contributo, indipendentemente dalle poltrone e dagli accrediti.
Il settore turistico italiano paga lo scotto di divisioni e mancanza di autorevolezza politica?
Da osservatore spesso distratto e solo da poco impegnato in campo posso solo ringraziare tutti coloro che ogni giorno in maniera volontaria dedicano tempo a sostenere le tesi di tutti gli attori della nostra filiera.
Grazie a loro spesso siamo riusciti a interloquire con le istituzioni e siamo riusciti a garantire tenuta del nostro settore.
Il nostro Ecosistema è talmente variegato che ritengo un valore poter rappresentare le specificità di ognuno.
Allo stesso tempo, la pandemia e l’evoluzione della società ci sta insegnando che dobbiamo dedicare tempo e risorse ad un disegno di rappresentanza che sappia esprimere una Vision strategica, che venga riconosciuto per l’autorevolezza di pensiero, indipendentemente dalle sigle rappresentate e dal numero degli associati (spesso tutti da verificare).
L’industria dell’Ospitalità italiana dispone di eccellenza ricercate in tutto il mondo e mi sono francamente stancato di ascoltare l’ennesima teoria del Nanismo del nostro Comparto o dell’eccessivo frazionamento della nostra offerta.
In fin dei conti l’Unicità dei territori è stata sempre un elemento distintivo per l’Italia e non può essere considerato alternativamente un valore o un danno a seconda della convenienza.
Allo stesso tempo devo osservare che in Spagna e Francia, le principali imprese turistiche hanno avuto un approccio molto più coeso e meno frastagliato.
Hanno fatto fronte comune, offerto una voce unitaria ed i Leader di mercato si sono battuti per gli interessi strategici dell’intero comparto, rappresentando anche gli interessi dei più deboli della filiera.
In cambio hanno ottenuto una maggiore attenzione dai loro governi, consistenti supporti attraverso il futuro Recovery Plan e l’accesso privilegiato ai tavoli di interlocuzione europea.
Il turismo italiano, a livello ministeriale, non è ancora riuscito ad ottenere una propria dimensione indipendente. Perché?
Il Ministero del Turismo è stato soppresso con un referendum abrogativo nel 1993 dotando le Regioni di buona parte delle Deleghe relative al Turismo.
Da quel giorno il Ministero del Turismo in maniera più o meno degna ha pellegrinato di qua e di la, accolto ora dal MIBACT, ora dal Ministero delle Politiche Agricole, ora senza delega…ora con delega senza portafoglio.
Senza particolari obiettivi strategici e senza dotazioni importanti di fondi per intervenire in merito a politiche di promozione dei flussi turistici.
Ma il 1993 si riferisce 3 ere geologiche fa!
Nel frattempo, abbiamo attraversato crisi internazionali, periodi di grande sviluppo, lo Tsunami, cambiamenti epocali nei modelli di business, ormai gestiamo uno sviluppo digitale forsennato, abbiamo gestito e superato i Millennials…ma siamo ancora fermi al 1993 per quello che riguarda il Ministero.
Non ne faccio un tema ideologico. Solo di opportunità.
TURISMO ITALIA= settore trainante per la nostra economia = me ne occupo con grande attenzione
Il Turismo viene ancora percepito dai non addetti ai lavori come un settore a compartimenti stagni composto da Hotel, Tour Operator e Agenzie di Viaggi. Una visione superata in altri paesi da almeno vent’anni.
È ora di sostenere l’intero comparto come Ecosistema Attrattore di sviluppo, parlando di sostenibilità dei territori, di Trasporti, di Formazione qualificata, di enogastronomia, sport, eventi, media production.
Tutti temi in grado di interagire attivamente e di rappresentare Driver di sviluppo positivi per la nostra Industry così come per il nostro Paese.
La storia del Ministero è una contraddizione che personalmente non riesco a digerire e sarà uno dei temi sui quali ci confronteremo con tutte le risorse positive del nostro settore.
Il Covid ci ha obbligato ad uscire dalla Comfort Zone del nostro orticello ed a pensare in grande.
Ora tocca anche a noi sostenere le nostre tesi con energia.
Immagini con noi di creare il Ministero del Turismo ideale: quali dovrebbero essere le sue caratteristiche imprescindibili? Quali i punti su cui lavorare immediatamente?
Io sono un appassionato del mondo del Turismo e alla fine faccio maluccio anche il mio mestiere, figuriamoci se mi sento in grado di affrontare in poche righe un argomento così delicato.
Qualche idea semplice però, come tutti, me la sono fatta.
Innanzitutto, immagino un Ministero composto da personalità competenti del nostro ambito, in grado di confrontarsi costantemente con Professionisti del nostro settore, gli unici in grado di offrire il giusto Mix di pragmatismo e visione strategica per avanzare con 4 ruote motrici.
Disponiamo di professionalità di eccellenza apprezzate in tutto il mondo, sono certo che saprebbero offrire un contributo di qualità. Il tema va affrontato sia in Italia che nei tavoli internazionali; il Turismo per antonomasia è un Business Globale.
La Pandemia ha evidenziato una volta di più la mancanza di competenze specialistiche in seno ai ministeri. Penso che questo sia un vulnus da superare rapidamente.
A livello strategico auspico una Governance affidata a risorse di comprovata esperienza a livello Nazionale e Internazionale.
L’Italia è un Driver di attrazione per tutta l’Europa, dispone di beni artistici e culturali straordinari, in grado di catalizzare l’attrazione dei turisti di tutto il mondo.
Il nostro lavoro deve essere tutelato, considerato e sostenuto in quanto HUB di caratura Europea; il Turismo per antonomasia è un Business Globale e come tale va trattato.
Poi mi piacerebbe si rimettessero le mani sul Piano Strategico del Turismo, rimasto fermo al 2017 e ormai scaduto,sepolto dalla contingenza degli anni che passano e da una Pandemia implacabile.
Insieme al Recovery Plan diventerebbe il faro che segna la via per le imprese che vogliono investire nel Turismo puntando ad obiettivi di medio/lungo periodo.
Una nuova edizione del Piano Strategico del Turismo consentirebbe di rivedere in maniera integrata anche la funzione strategica delle infrastrutture, degli Aeroporti e dei Trasporti.
Un bel passo in avanti nella visione d’insieme anche per attori come Alitalia, che deve costruire piani industriali per stare nel mercato, ma che allo stesso tempo impattano su tutta la nostra competitività di Paese.
La riqualificazione delle infrastrutture e degli asset alberghieri è un altro grande tema che va affrontato con tempestività.
Abbiamo esempi di grandi eccellenze, siamo il primo paese in Europa in termini di numero di imprese ricettive, ma allo stesso tempo anche uno dei paesi con la maggiore necessità di riqualificare l’offerta media.
Mi piacerebbe dotare il comparto di regole chiare in merito all’accesso al credito.
Non esistono sufficienti strumenti finanziari pubblici dedicati allo sviluppo delle imprese turistiche, spesso strette nella morsa di un accesso al credito ridotto e di un regime fiscale punitivo rispetto alla concorrenza internazionale. Alla fine, le imprese rimangono sottodimensionate e sotto patrimonializzate anche per questo.
Poi ci sarebbe il grande tema ENIT, la cui funzione strategica è stata troppo spesso sterilizzata da una modesta dotazione finanziaria e da una mancanza di deleghe che non gli permettono di essere un Asset di riferimento per tutti gli attori della filiera. Proviamo a ripensarne la funzione?
Oggi però la parola d’ordine è RIPARTENZA.
Nella speranza che vaccini e immunità di gregge facciano la loro parte, la RIPARTENZA si potrà realizzare solo grazie alla creazione di corridoi turistici, l’adozione del passaporto sanitario (IATA ha già istituito un protocollo condiviso- IATA TRAVEL PASS), la vaccinazione degli operatori e gli incentivi al consumo.
Non dovranno mancare però i sostegni fiscali estesi al 2021, i ristori alle imprese per evitare la desertificazione del comparto, i sostegni ai lavoratori, alle imprese ed ai professionisti e l’estensione della cassa integrazione. Una ricetta scontata e pesante ma da preparare con tempestività.
D’altronde di COVID si muore e non solo dal punto di vista sanitario. Turismo Docet.
Il nostro è un comparto fiero, capace sempre di risollevarsi e sono certo che sapremo trovare la forza e la coesione per riscrivere un futuro ancora più brillante
I segnali provenienti dalle prenotazioni estive sono moderatamente ottimistici e fanno percepire un grande desiderio di lasciarsi alle spalle questo anno orribile
Il 2021 sarà ancora un anno complicato e il Covid non è ancora uscito dal nostro orizzonte temporale, ma rimango fiducioso.